Maurizio Pollini e Christian Thielemann
15.11.2011

Maurizio Pollini e Christian Thielemann

Brahms, una rivelazione

Una nuova, superba interpretazione di Maurizio Pollini, impegnato nel Concerto per pianoforte n. 1 di Brahms, uno dei suoi cavalli di battaglia.

La registrazione dal vivo a Dresda con l’orchestra della
Staatskapelle diretta da Christian Thielemann segna
l’inizio di una nuova importante collaborazione.


“Pollini’s energy and clarity were thrilling ... Poignant colours in the slow movement...profound poetic moments in the Rondo. The utter naturalness of Pollini’s playing never felt the least bit detached, and in the brief cadenza the piano part bloomed breathtakingly. Thielemann’s precision and alertness in fusing the solo and orchestral parts was astonishing, the product of true greatness...The ovation that followed acknowledged that.” (Dresdner Neueste Nachrichten)
Il ritorno di un pianista leggendario

Da quando nel settembre 2009 i musicisti della Sächsische Staatskapelle di Dresda, in una decisione unanime e incredibilmente rapida, hanno eletto Christian Thielemann loro nuovo direttore (ufficialmente a partire dalla fine dell’estate 2012), ogni loro esibizione insieme è stata un grande evento nella vita musicale di Dresda. Come ha già ribadito con la stampa, il Maestro è senza dubbio già “arrivato” nella città sull’Elba.

Nel giugno 2011 anche i concerti di Pentecoste della Staatskapelle promettevano di diventare un avvenimento eccezionale: su invito di Thielemann, un pianista leggendario come Maurizio Pollini tornava dopo quasi 25 anni a suonare con quest’orchestra esordendo per l’occasione sul palcoscenico della Semperoper. Nel maggio 2010 Thielemann e Pollini si erano esibiti insieme per la prima volta a Monaco di Baviera e le cose – sorprendentemente per molti – erano andate benissimo: da una parte Pollini, l’intellettuale poeta del pianoforte, che con chiarezza razionale e precisione lineare fa brillare la musica; dall’altra un musicista istintivo come Thielemann, che con “controllata” estasi conferisce intuitivamente alle composizioni la forma e la struttura “giuste”. La speranza che questi due musicisti potessero trovare un punto d’incontro innanzitutto nel repertorio romantico tedesco si è realizzata magnificamente a Dresda, dove questa musica viene da sempre coltivata, in particolare dalla “Wunderharfe” (l’“arpa miracolosa”, come Richard Wagner definì la Staatskapelle).

Thielemann e Pollini hanno messo in programma il Primo Concerto per pianoforte di Brahms, già eseguito dal pianista milanese al debutto con la Staatskapelle, tenuto nel Kulturpalast nel marzo 1976. Per dieci anni Pollini tornò regolarmente ad esibirsi con quest’orchestra – fatto degno di nota all’epoca della “cortina di ferro”, quando molti famosi musicisti occidentali si recavano sull’Elba soltanto per registrazioni discografiche. Pollini invece si esibiva anche per il pubblico di Dresda, e nel 1980–81, nel giro di pochi mesi, presentò al Théâtre des Champs-Élysées di Parigi entrambi i concerti di Brahms con la Staatskapelle sotto la direzione di Herbert Blomstedt e Kurt Sanderling (allora direttori principali dell’orchestra). Il suo ultimo concerto di allora con la Staatskapelle risale al dicembre 1986 – tre anni prima della caduta del muro.

Col Concerto in re minore Pollini ha scelto per il suo ritorno un’opera che costò a Brahms molta fatica: il giovane compositore lo concepì nel 1854 dapprima come sonata per due pianoforti, poi come sinfonia, finché nel 1857 fece confluire entrambe le idee in un concerto per pianoforte. Questo dissidio è ancora percettibile nell’opera, soprattutto nelle gigantesche dimensioni del primo movimento, ma anche nel tono quasi religioso del movimento centrale, nonché nell’indomito ed energico rondò finale: per l’intima compenetrazione fra solista e orchestra, tutti i movimenti risultano elaborati in modo “sinfonico”. Ciò irritò i contemporanei di Brahms, i quali dopo il fiasco della prima ad Hannover nel 1859 ne confermarono inesorabilmente l’insuccesso anche al Gewandhaus di Lipsia. Oggi il concerto è annoverato tra i più significativi dell’Ottocento, per quanto i presupposti tecnici (soprattutto le serrate sequenze di trilli e le concatenazioni di ottave) intimidiscano da sempre i pianisti. Fra le interpretazioni di riferimento spiccano le incisioni di Maurizio Pollini per la Deutsche Grammophon: quella risalente al 1979 con i Wiener Philharmoniker diretti da Karl Böhm e quella del 1997 con i Berliner diretti da Claudio Abbado.

Nel 2011 il pluridecennale impegno dedicato da Pollini a quest’opera ha entusiasmato anche il pubblico di Dresda, che ha festeggiato l’ormai sessantanovenne pianista con ovazioni, mentre il quotidiano Dresdner Neuesten Nachrichten ha esaltato “momenti mozzafiato e profondamente poetici” e definito l’esibizione un “risultato musicale di vera grandezza”. Grazie alla presente registrazione dal vivo dalla Semperoper, questo concerto è ora immortalato su disco; si tratta della prima parte di un ciclo di composizioni di Brahms che Thielemann e la Staatskapelle realizzeranno per la Deutsche Grammophon. Direttore ed orchestra sono legati da tempo a questa etichetta ricca di tradizione, per cui già nel 1923 la Staatskapelle, diretta allora da Fritz Busch, effettuava le sue primissime incisioni. Anche con Brahms i membri dell’orchestra hanno un rapporto particolare: la sua musica è sempre stata di casa a Dresda, e il compositore era membro onorario del “Tonkünstler-Verein” gestito dai musicisti della Staatskapelle, inoltre si esibì varie volte in veste di pianista e di direttore con la “Königliche Kapelle” della Semperoper.