19.04.2011
Una nuova stella del pianoforte: Francesco Grillo al Blue Note club di Milano, la sera di martedì 26 aprile
Francesco Grillo è una rivelazione.
Intendiamoci: Grillo è un apprezzato interprete classico, con una considerevole carriera alla spalle. Ma siamo qui per parlarne come pianista-compositore, e sotto questo aspetto per molti si tratterà di una sorpresa.
Questo album nasce per suggerimento di Stefano Bollani, suo amico qui ospite in tre straordinari duetti.
Highball è di fatto, più che una semplice raccolta di composizioni più e meno recenti, il ritratto di un musicista di grande talento, di una personalità non comune.
Cresciuto in una famiglia di tradizioni musicali, Grillo inizia lo studio del pianoforte all´età di otto anni (si diplomerà al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano) e già tre anni dopo si cimenta con i primi abbozzi di composizione. I suoi primi modelli sono i grandi romantici (Chopin, Liszt). A quindici anni scrive la sua prima vera e propria sonata: si rafforza in lui la padronanza del pianismo a cavallo del secolo e della prima metà del Novecento, quello dei grandi autori russi (Scriabin, Rachmaninov, Prokofiev) e della scuola francese (Ravel in primis).
Al tempo stesso ascolta Bill Evans e i grandi pianisti di jazz, con una spiccata predilezione per Bud Powell.
Questo per quanto attiene la biografia.
Ora, la musica. Francesco Grillo è da considerarsi un erede del pianismo classico europeo: una tradizione cui guarda con grande coinvolgimento e rispetto, ma da una prospettiva contemporanea, dal punto di vista privilegiato di chi ha il vantaggio di vivere nel secolo "dopo", e può per questo allargare i propri orizzonti creativi partecipando a tradizioni musicali di provenienza diversa.
La perfetta padronanza del linguaggio compositivo degli autori già citati, ai quali si può aggiungere il nome di Schumann, è evidente fin dalle prime note. Pure, Grillo è un artista del ventunesimo secolo e ha l´opportunità e la capacità di espandere la propria area creativa recuperando alla tradizione classica lo strumento cardine della prassi dell´"altra" grande eredità del Novecento musicale, il jazz: l´improvvisazione. Che, unita al groove inequivocabile che permea alcune delle pagine presenti nel disco, mostra una felice integrazione fra mondi all´apparenza lontani.
Ne risulta una musica complessa, di grande lirismo, un frutto maturo e del tutto privo dei prestiti posticci e di certe citazioni imbarazzanti che hanno afflitto tanti, troppi infelici tentativi di "fusione" fra jazz e tradizione classica dell´ultimo mezzo secolo.
Ancora: la musica di Francesco Grillo è eminentemente pianistica, vale a dire modellata sullo strumento, pensata per e attraverso il pianoforte. Anche in questo il nostro prosegue una tradizione ben radicata: si pensi a Chopin, a Rachmaninov, ma d´altro canto anche a Thelonious Monk e Bill Evans (il quale, anche per origine famigliare, partecipava del medesimo amore per la letteratura pianistica russa, dando luogo però ad esiti musicalmente diversissimi da Grillo). È forse questo aspetto della sua arte a rendere tanto sensazionale l´intesa perfetta, il mirabile gioco di specchi che si disvela nei tre episodi centrali del disco, in cui Grillo fronteggia un altro grande protagonista del pianoforte contemporaneo: Stefano Bollani.