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Volo 815 (piaghe e gloria)
Il flusso di immagini si ferma e  vince il silenzio. Era l'ultima puntata di Lost uscita oltre oceano, in lingua  originale, sottotitolata in un italiano for dummies da baldi volontari e messa  in rete, in streaming, un attimo dopo ...
  Mi chiedo dove saranno andati a  parare, fra sette giorni, gli sceneggiatori, chissà quale altro delirio  dovranno vivere i sopravvissuti del volo 815, mi accendo un'altra paglia.
  Apro il lettore multimediale, seleziono  la cartella “UNDC”, un altro acronimo sbocciato in questa primavera, la  cinquantesima della mia vita. Clicco su “play”, parte la mia chitarra a  sinistra, un'altra le risponde da destra, poi attacca il resto ... "gente  che fa bujo avanti sera, gente da basto, da bastone e da galera" mi ci riconosco...  da un certo punto in poi ... il bastone e la galera mi si addicono ... sono  solo molto fortunato ad essere sempre riuscito ad evitarli, entrambi.
  Sento la mia voce rafforzare quella  di Giovanni: "certo le circostanze non sono favorevoli ... e quando mai ..."  già, non è stato facile, nemmeno questa volta ... arduo interfacciarci tra di  noi ... lo è sempre stato ed è ciò che ha sempre creato la magia, da vent'anni  a oggi, dei nostri sforzi artistici comuni.
  Proseguo nell'ascolto, gli opposti  universi musicali, quello di Gianni ora così contaminato dall'elettronica (e  pensare che quando ci siamo conosciuti "l'elettronico" ero io...) e  il mio mondo elettrico di corde imprecise e mai intonate, si fondono in un  unico discorso, quello delle parole di Giovanni che, canta, sussurra, urla le  cronache passate presenti e future del suo/nostro mondo e, stavolta, in maniera  definitiva.
  "Piaghe e gloria". Siamo  come i sopravvissuti del volo 815, solo che in questo caso non ci saranno  sceneggiatori impasticcati e deliranti a tirare fuori il colpo di scena per  ribaltare tutto: questa è l'ultima puntata. 
  E ho come la certezza che sia il  nostro album più bello.
  Giorgio Canali
Cronaca
  Allineavo i nuovi lavori appena  terminati sopra una mensola, come trofei. Al tempo del vinile, il tempo dei CCCP, piccoli quadri. Ortodossia I, Compagni Cittadini Fratelli  Partigiani, Ortodossia II, Affinità-Divergenze tra il compagno Togliatti e noi,  Socialismo e Barbarie, Canzoni Preghiere Danze del II Millennio, Epica Etica  Etnica Phatos. Poi quando tutto era finito, Live in Punkow..
  Con CSI arriva la forma cd, dapprima impreziosita dal digipack poi via  via plasticato e piccoli quadri diventano mattonelle. Ko de mondo, In Quiete, Linea Gotica, Tabula Rasa Elettrificata, La  terra la guerra: una questione privata, e mentre la storia si accartocciava, Noi non ci saremo vol. 1 e 2. Detto,  fatto.
Al tempo dei CSI, già agli albori con Maciste contro tutti, la produzione  discografica diventa nel CPI con i Dischi del Mulo una passione e una  missione: Ustmamò, Disciplinatha, AFA,  EstAsia, Wolfango, Radio Dervish, Ageo. La collana dei Taccuini, pensiero folle, gesto estetico più che musicale. A  propiziare il lavoro una edizione in vinile di registrazioni inedite di Giovanna Daffini, “l’amata genitrice”,  grazie alla disponibilità di Roberto Leydi. A sigillare il tutto, un grumo  residuale di volontà sperimenta con la compiacenza di Bernocchi la musica  sintetica, l’assenza dei musicisti: CO.DEX.
  A quel punto i trofei riempivano una  parete, potevo ritenermi soddisfatto, ringraziare musica, pubblico e critica,  togliermi dalle balle. Complice una malattia, né la prima né l’ultima, la  capacità terapeutica della musica, legami di amicizia e stima intrecciati negli  anni, avvenne che, invece di finire, la storia continuò in altra prospettiva. Per Grazia Ricevuta, Montesole, d’anime e  d’animali.
  L’irruzione della epopea popolare con  Ambrogio Sparagna è certificata da “Litania”,  la variante mediterranea di cantatori, cavalieri e pizzicate con Teresa De Sio è  documentata da “Craj” e la parentesi  teatrale con Giorgio Barberio Corsetti da “Iniziali:  BCGLF”.
Finito il tempo del concerto rock,  laica liturgia alternativa con enorme dispendio di energia umana ed elettrica,  si apre lo scrigno della tradizione. E’ il ritorno a casa. I piccoli teatri  della laboriosa e ricca provincia italiana, le Chiese, i cortili dei palazzi,  le sale dei castelli, le piazze dei borghi, le aie, le pievi di montagna, le  radure nei boschi. In scena l’essenziale: la voce, il suono.
  “allevare  menti, pascolare pensieri” due voci, organetto. 
  “pascolare  parole, allevare pensieri” e “Reduce”  due voci, organetto e violino. 
  “bella  gente d’Appennino” voce e violino. 
  Poche le grandi città, malvolentieri.  Un centinaio di piccoli concerti (?) io sempre a dire: - bisogna farne meno -.  Nessun manufatto di riproduzione musicale da promuovere o a documentarli, solo  la memoria, viva finché non muore, di chi c’era. Un mondo a sé, lontano anni  luce dalla scena musicale ma di fascino, timore, sorprese storiche,  geografiche, umane. 
L’ultima tournèe riducibile ai crismi del rock l’avevamo chiamata “Ripasso / Ribassi – Saldi, fino ad esaurimento scorte”. Quelle scorte si sono esaurite. Ogni sera salivo sul palco con la consapevolezza di mettere in scena un commiato. C’è stato tempo e modo per attingere alla riserva di energia e vitalità che ancora ci pervade e il conseguente vuoto da appagamento. Non mi sono fatto mancare i momenti di commozione, né la verifica della vanità del rituale. Il viaggiare, che tanto mi aveva entusiasmato, mi ha stancato oltremodo e i tempi vuoti, già occasione di scoperta e sguardo sul mondo, sono diventati tempi morti. Posso contare su Giorgio, so di dispiacere a Gianni, e chi sa quanti altri, ma PGR finì allora. In serenità, senza parole. Se proprio devo dire una sera, strepitosa e mai più, direi Roma / Villa Ada o Brescia.
Ultime notizie
  Questo nuovo cd nasce per onorare un  contratto risalente al millennio e al secolo antecedenti. Giugno 1997. Ero  l’unico che non voleva firmarlo, Giorgio il solo dubbioso, ma accettai per  farli contenti tutti. Eravamo amici, eravamo soci, si stava bene. E’ diventato negli  anni un problema d’onore, di parola data, un onere; avrei volentieri sostenuto  un accomodamento trai contraenti e ciao, aDieu. Sergio delle Cese, che cura il  mio rapporto pubblico con la musica, a lungo me l’ha rammentato e alla fine  gentilmente imposto. Ho ubbidito, era ora. Ne sono molto felice, ora. 
Questo cd ha, rispetto ogni mia altra produzione, una genesi particolare. Forse abbiamo sperimentato il telelavoro, anche se per la mia quota in dimensione ben poco tecnologica: ogni fase del lavoro mi è arrivata via mano. All’inizio Gianni e Giorgio, ognuno per proprio conto, hanno preparato alcune tracce minimali. Le ho ascoltate e riascoltate. Capisco ben poco di musica e ultimamente neanche la frequento. Nel vuoto ho cominciato ad ordinare sequenze di parole, alcune di queste le possedevo come parte di cose già scritte ma sono fiorite di vita propria ristrutturandosi in altro contesto, reazione a una chitarra, un basso, un suono, un ritmo. Nella dimensione pubblica campo di parole, non posseggo altro e la forma letteraria che più mi appartiene è la cronaca, alla maniera medioevale. Scarna narrazione di fatti, piccoli accadimenti quotidiani e grandi avvenimenti sociali, il loro intrecciarsi in relazioni imprevedibili. Una attenzione che registra l’avvicendarsi delle stagioni, il succedere delle guerre, delle mode e delle infezioni nei corpi e nelle anime. I doveri e le disgrazie. Un occhio in basso e uno all’alto, uno sguardo alle spalle e uno scrutare avanti.
Quando a novembre ci ritrovammo  insieme, prima ed unica volta, a Cecina Mare da Gianni e mettemmo sul tavolo il  malloppo decidendo come e cosa fare, l’impostazione del lavoro fu obbligata e  presto decisa. Non siamo più una band, un gruppo, siamo tre orsi attempati, senza  lifting, senza trucco. Ognuno cammina sulla propria strada immerso nel proprio  paesaggio di cui ogni altro sa, vagamente, e di cui non si parla. Io portavo  una dozzina di cronache e qualche assonanza vagante, un titolo, un’idea di  copertina. Un testo calzava perfettamente la traccia che l’aveva propiziato,  gli altri fluttuavano nel vuoto. Non per Gianni e Giorgio che, concordi, subito  dopo la mia lettura cominciarono ad accasarli: questo qui, questo là. Sorpresa!  Era vero. Qualche lavoro di pulizia e ristrutturazione e ogni testo prese  possesso della propria dimora. Metà delle canzoni sono state registrate buona  la prima, metà buona la seconda. Una si è rivoltata e rigenerata: buona la  prima della seconda.
  Alla fine le cronache sono nove, più  due a futura memoria come da contratto. Quattro sono private: montana,  d’inverno, filiale, settimanale. Sono quelle ariose, soddisfatte, swing per  quanto può esserlo uno come me, tagliato squadrato con l’accetta e per le  rifiniture il martello. Quattro sono di carattere pubblico: del 2009, di guerra  I, del ritorno, di guerra II. Sono quelle compattate, energetiche nel suono e  nel ritmo. L’ultima, divina, ascendendo confonde i piani e risulta quella più  intima e più pubblica. Sfuma in un canto le cui parole vengono dalla liturgia  cattolica e la melodia il mio innesto nella Tradizione. 
Il lavoro svolto non risponde ad  alcuna richiesta o volontà artistica tanto meno d’avanguardia. L’avanguardia è  saldamente al potere ovunque, nell’arte, e si autocelebra, sotto l’alto  patrocinio del Presidente della Repubblica, nel centenario del manifesto  futurista. Bleah! Ultime Notizie di  Cronaca è un buon lavoro di artigianato. Ottimo. C’è mestiere, esperienza,  capacità mentale e manuale. Non ha pretese che non siano riducibili ad un  onesto lavoro svolto con passione e piacere.
  “labora” vale per tutti “et ora” non  farebbe male a nessuno, anzi. Provare per credere.
Ferretti Lindo Giovanni
1989 - Mosca / Leningrado - venti anni di musica ... di vita
Eternamente grato a Giovanni. Lode e lunga  vita a Giorgio ... 
  Nel cuore Ringo De Palma ed Hector  Zazou ... che furono con noi ...
  Un pensiero affettuoso a chi ha  condiviso con me parte di questo viaggio ...
  Massimo, Francesco, Ginevra, Pino  Gulli, Cristiano Della Monica, Gigi Cavalli Cocchi     
2009 - Il cerchio è chiuso!
tutto mancherà, niente sarà come prima ...
ma molto resterà ...
< ... una parte di me per sempre resterà qui! ... >
infinitamente grazie
Gianni 'marok" Maroccolo (musicista)
Publisher: Universal Music Italia Ultimo aggiornamento: 11.07.2022