Ormai prossimi a celebrare i 60 anni di carriera, i The Rolling Stones sono una delle rock band più longeve di sempre. Attraversando più di mezzo secolo di storia, hanno lasciato un’eredità musicale e culturale senza pari, conquistata a suon di brani indelebili e performance live memorabili.
Mick Jagger (voce) e Keith Richards (chitarra) compongono il nucleo della band. Compagni di scuola ai tempi delle elementari, suonano assieme rock’n’roll e blues fin dai primi anni ’60. Ad arricchire l’embrionale formazione è Brian Jones che, nel 1961, entra in pianta stabile in qualità di secondo chitarrista. L’anno successivo nascono ufficialmente i The Rolling Stones, nome ispirato ad un brano di Muddy Waters. E la line-up si completa nel 1963 con l’ingresso alla batteria di Charlie Watts.
GLI ESPLOSIVI ANNI ’60 DEI THE ROLLING STONES
Il primo album in studio della band inglese è l’omonimo “The Rolling Stones”, una raccolta di cover a cui si aggiunge il brano originale “Tell Me (You’re Coming Back)”. Ma è il singolo “(I Can’t Get No) Satisfaction”, uscito nell’estate del ’65, a decretare il successo su scala mondiale del gruppo, grazie ad un riff di chitarra entrato nella storia. Nel 1966 esce “Aftermath”, l’album più audace e complesso della decade. Articolato e ricco di influenze esotiche, include la hit “Paint it black”. La carriera degli Stones prosegue senza cadute di stile attraverso gli album “Between the Buttons”, “Flowers” e “Their Satanic Majesties Request”, tutti usciti nel ’67. Mentre il 1968 è l’anno di “Beggars Banquet”, lavoro che si apre con l’istrionica “Sympathy For The Devil”, brano che consolida l’immagine di brutti, sporchi e cattivi dei The Rolling Stones. E dà ulteriore spinta alla rivalità tutta mediatica con i bravi ragazzi di Liverpool: i The Beatles. Il culmine degli anni ’60 coincide con la tragica scomparsa di Brian Jones, annegato nella piscina di casa nel 1969. Lo stesso anno viene pubblicato “Let it bleed”, al quale segue un intenso tour americano della durata di tre anni.
DA “STICKY FINGERS” ALLA FINE DEGLI ANNI ‘80
Gli anni ’70 si aprono alla grande per i The Rolling Stones. Nel ’71 esce “Sticky fingers” che include le strepitose “Brown sugar” e “Wild horses”. Ma l’album passa alla storia anche per l’iconica linguaccia in copertina che diverrà poi logo della band. “Exile on Main St.”, “Goats Head Soup” e “It's Only Rock 'n' Roll” escono, rispettivamente, nel ’72, ’73 e ‘74. Mentre l’anno successivo, entra nella band il chitarrista Ronnie Wood, ancora oggi in formazione. Dopo i buoni successi di “Black and Blue”, “Some Girls” ed “Emotional Rescue”, nel 1981 la band dà alle stampe l’ottimo “Tattoo you”, forte dei singoli “Start me up” e “Waiting on a friend”. Ma gli anni ’80 si ricordano anche per le accese divergenze artistiche che contrappongono i due leader Jagger e Richards. E sebbene lo scioglimento della band sia spesso nell’aria, non viene mai ufficializzato. Al contrario, gli Stones pubblicano altri tre album: “Undercover”, “Dirty Work” e “Steel Wheels”.
DAGLI ANNI ’90 AD OGGI
Dopo 5 anni di pausa, la band torna con forza sulle scene grazie a “Voodoo lounge” del 1994, lavoro che conquista il Grammy for Best Rock Album dell’anno. Mentre nel 1997, vede la luce “Bridges to Babylon”. Gli anni zero si aprono per la band con il faraonico tour del 2002. A distanza di tre anni, pubblicano l’album “A Bigger Bang”, spinto dai singoli “Rain fall down” e “Streets of love”. L’attività in studio si è decisamente diradata e, a distanza di 11 anni, esce “Blue & Lonesome”, l’ultimo album di inediti. Mentre si susseguono le ristampe dei lavori anni ’60, ormai giunti al cinquantennale. Nel 2020, il gruppo si riunisce di nuovo per un live speciale che è parte dell’evento “One World: Together At Home”. Fruibile in streaming, l’esibizione a distanza della band è solo l’ultima pietra miliare di una carriera travolgente.