07.03.2008
MARIO VENUTI: dopo la partecipazione a Sanremo in uscita con la raccolta -L'OFFICINA DEL FANTASTICO
Mario Venuti scrive e canta storie oramai da un po’ di tempo: ha visto un territorio informe, quello del cosiddetto rock italiano, consolidarsi e aprirsi agli altri generi, uscire da un autoconfinamento quasi obbligato, servirsi senza falsi timori o pudori della propria madrelingua. Anche Venuti lo ha fatto, in tempi non sospetti e assieme a Luca Madonia, con i Denovo. Poi, come solista, ha portato avanti una strada ancora più personale. Non si è mai girato indietro, né per rinnegare il passato né per riviverlo. Ha preferito affinare i suoi strumenti: per esempio, la fantasia al servizio della parola, un concetto pienamente moderno di canzone, oppure il gusto per la melodia, figlia tanto della sua terra, la Sicilia, quanto di un'altra isola, l'Inghilterra, da cui Mario ha attinto molte delle sue passioni musicali giovanili.
“Ho sempre pensato che pop sia un termine nobile, che unisce Domenico Modugno e Luigi Tenco, Elvis Costello e i Talking Heads, i Beatles e Lucio Battisti”. Su questo versante Mario, si è mosso senza un copione preciso, ma con la consapevolezza di “agire come un artigiano”, riuscendo, in un mondo difficile come quello della nostra musica leggera, a smarcarsi da qualsiasi appartenenza stretta, che non fosse quella alle proprie emozioni.
L'officina del fantastico ripercorre quattordici anni di successi, non solo commerciali. Lo fa con un'impronta molto distante dal semplice greatest hits. È, piuttosto, come entrare dentro la bottega di un artigiano, o sfogliare un libro di storie la cui componente immaginativa non si nega un insolito realismo dei sentimenti. Dalle considerazioni di Mai come ieri, cantata assieme a Carmen Consoli, alla consapevolezza della mercificazione di oggi, espressa con ironia ne Il più bravo del reame. Ognuno dei brani proposti rispecchia una precisa trasfigurazione del quotidiano; il consueto, insomma, che diventa poesia. Si può partire da un semplice avverbio che diviene sostanza essenziale (Veramente), o dalle inevitabili domande su esistenza (E' stato un attimo) e amore “storto” (Crudele), o ancora unire mondi e orizzonti lontani (Nina Morena, Fortuna): nelle mani di Mario Venuti le sfumature assumono un colore penetrante (Qualcosa bucia ancora), le proiezioni di se stesso negli altri creano legami indissolubili (L'invenzione). La musica segue questa inclinazione: perfeziona il gusto lirico del suo autore, si destreggia fra piccoli campionamenti e orchestrazioni, fra rock e tradizione italiana. Mantiene, dentro di sé, una forte dose di solarità e un pizzico di malinconia.
Oltre alle canzoni storiche di Venuti, L'officina del fantastico propone tre nuovi brani:
A ferro e fuoco, presentata al Festival di Sanremo, è una riuscita divagazione contemporanea sull'amor cortese. Il ferro e il fuoco esprimono il rischio personale, la voglia di mettere in gioco tutto pur di ottenere i sentimenti di un'altra persona. Tutt'altro che guerreggiante, se non a livello interiore, il testo è, come di consueto, pensato e realizzato assieme a Kaballà, rifinitore poetico d'elezione di Mario.
L'officina del fantastico, che dà il titolo al cd, è forse il momento più psichedelico dell'arte di Venuti: espansa, stratificata, in viaggio fra la propria coscienza e la propria fantasia, ancora una volta. Gli amanti di domani spalanca una porta su un futuro, che potrebbe rivelarsi tutt'altro che plumbeo. È la forza dell'amore, a vincere: a sorpresa, magari, ma di sicuro in maniera decisa, e, magari, definitiva.