02.03.2007
PIER CORTESE - "CONTRADDIZIONI" DA OGGI IN TUTTI I NEGOZI E DISPONIBILE PER IL DOWNLOAD DIGITALE!
Un lavoro che lo ha scelto, una vocazione a cui non ha potuto resistere. Da suo padre, musicista, che da bambino gli impartiva le prime lezioni di piano, ad una carriera professionistica di calciatore, che a quindici anni lo stava portando, come dice lui, “da tutta un’altra parte”.
Pier Cortese, romano, classe 1977, vive innanzi tutto la musica come una passione assoluta, un modo per vedere la realtà, per cantarla attraverso il quotidiano, per renderla filastrocca o racconto toccante. Uno stile fatto di leggerezza, forse; mai di superficialità.
In questo viaggio si è trovato non per caso, ma per scelta, scoprendo improvvisamente di avere un talento per le note, per le melodie.
Il suo gusto è sempre stato onnivoro, con un interesse inedito, almeno in Italia, per la struttura dei pezzi, per le armonie piuttosto che per la semplicità fine a se stessa.
Senza un mito particolare, Pier si è messo a suonare tanto Jeff Buckley, quanto il pop italiano; per lui le note si possono nascondere dietro a un colore, un sapore, qualcosa di paesaggistico o di emozionale più che ad un personaggio.
Per dieci anni ci sono stati la scoperta, notturna, dei locali della sua città, i contatti con Max Gazzé, l’apprezzamento della scena giovane maggiormente legata alle parole ed alla rappresentazione minimale della vita. Fino all’arrivo in Universal, dopo altre avventure e un continuo lavoro dal vivo, con amici come Marco Fabi e Simone Cristicchi, con cui ha condiviso spesso palchi e presenze nei club della capitale.
Nel settembre del 2006 è arrivato Contraddizioni. Un disco che parte da lontano, raccoglie dieci anni di storia personale dell’artista e ne fa un sunto, se vogliamo, tutt’altro che divagante. Sono pezzi che ripercorrono una strada avventurosa, ben lungi dall’essersi esaurita.
Ora Pier Cortese si presenta a Sanremo con una canzone, Non ho tempo, in cui il ritmo affannoso dei nostri giorni diventa filastrocca, tutt’altro che rasserenante, anche questa figlia di un’epoca confusa e non troppo felice, di cui essere, almeno, consapevoli.